sabato 19 luglio 2008

Dialetto romagolo (testo)

Dialetto romagnolo
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Il dialetto romagnolo è un dialetto della lingua emiliano-romagnola parlato in Romagna e nella Repubblica di San MArino; è caratterizzato da un forte rilievo delle consonanti nelle parole e da una notevole moltiplicazione dei fonemi vocalici (rispetto all'italiano, che ne ha solo 7). Esistono comunque varie forme del dialetto stesso. Ad esempio quello ravennate è abbastanza differente da quello forlivese ma anche da quello cesenate e riminese.Linguisticamente, il centro è rappresentato dalla zona di Forlì-Faenza, mentre, a mano a mano che ci si sposta verso la periferia dell'area linguistica romagnola, le caratteristiche si vanno facendo sempre meno peculiari.
In particolare Dante Alighieri, nel De vulgari eloquentia vede nella città di Forlì il "meditullium" della Romagna, cioè la sua zona centrale, anche dal punto di vista linguistico. Si noti, infatti, che anche tra faentino e forlivese esistono delle differenze.
Sono dialetti ancora romagnoli quelli di parte delle Marche e della Repubblica di San MArino, ad esempio il montefeltrino e il sammarinese che possono essere considerati a tutti gli effetti varianti del dialetto romagnolo, comprese le parlate di buona parte delle località della provincia di Pesaro e Urbino settentrionale. Altre località a lingua romagnola sono la città di Imola che si trova al confine della Provincia di Bologna e alcuni paesi della provincia di Ferrara confinanti con la provincia di Ravenna, come ad esempio la città di Argenta in cui coesistono sia abitanti a cultura romagnola che abitanti a cultura ferrarese.
Il dialetto romagnolo ha antiche origini neolatine; ad esso va geneticamente riconosciuta pari dignità con l'italiano e il toscano che col romagnolo sono lingue sorelle. La fortuna del toscano, che da lingua regionale è diventata, dopo lunghe vicissitudini, la lingua dell'Italia intera, non fu determinata da valori linguistici, ma da fattori culturali e storico-politici.L'evoluzione spontanea delle lingue neolatine è proceduta attraverso regole rigorosamente rispettate. Uno dei tratti che le accomuna tra loro è, per esempio, la scomparsa della flessione (declinazione) dei sostantivi. Il romagnolo non fa eccezione.La differente evoluzione del romagnolo rispetto ai dialetti dell'Italia centrale è dovuta:
al retaggio greco-bizantino dei secoli VI, VII e VIII,
alla diversa esposizione agli influssi germanici (prima e dopo le invasioni barbariche),
alle diverse caratteristiche del latino parlato al di qua e al di là dell'Appennino,
all'esistenza di un substrato celtico (secondo l'Ascoli) presente in tutte le parlate a nord degli Appennini (tranne il veneto).
Ecco comeFriedrich Schurr, un linguista austriaco che a lungo ha studiato il dialetto romagnolo, spiega quanto fu decisivo il periodo greco-bizantino: la parlata romagnola acquisì i suoi caratteri distintivi fra il VI e l'VIII secolo, quando ciò che restava dell'Esarcato bizantino si trovò isolato politicamente e culturalmente dal resto della Val Padana. Esso assunse così la sua specificità rispetto ai dialetti del resto della zona padana che erano invece sotto il dominio longobardo.
Per quanto riguarda gli influssi delle parlate germaniche, lo studioso Guido Laghi ha individuato due parole derivanti dalla lingua degli Ostrogoti che sono entrate nel romagnolo. La radici di "bere smodatamente" e "russare", da cui trinchêr e runfêr sono infatti un lascito del popolo di Teodorico (che è sepolto a Ravenna).
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